I vasti e luminosi spazi dell’ex Opificio di Villa dei Cedri a Valdobbiadene sono la cornice ideale per la grande mostra retrospettiva “GENIUS LOCI, dipinti di interni dal 1985”, dell’artista trevigiano Paolo del Giudice, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Valdobbiadene, aperta dal 20 maggio 2023 e prorogata fino all’8 ottobre..
Anche gli appassionati, che seguono da decenni il suo lavoro, hanno la sorpresa di scoprire molte opere inedite, soprattutto della fertile stagione tra seconda metà degli anni Ottanta e i primi Novanta. Momento fondamentale in cui l’artista ha rivolto lo sguardo dalla figura umana ai luoghi della vita, dell’arte e della memoria, una ricerca che lo vede coinvolto tutt’ora. E ha maturato al contempo un linguaggio pittorico di fluide pennellate, assolutamente originale e inconfondibile, che fa affiorare le immagini dalla superficie della tela pur in assenza di un disegno preciso. È la memoria visiva dello spettatore che completa l’opera e rende i soggetti perfettamente riconoscibili.
Scegliendo come filo conduttore l’ampia tematica degli interni, la rassegna ci fa entrare in mondi che spesso non esistono più e che tornano a nuova vita grazie alla pittura. In una dimensione poetica in cui si manifesta lo spirito dei luoghi, come suggerisce il titolo della mostra.
Le opere sono delle più varie dimensioni, dalle piccole tavolette alla grandi tele di tre metri e oltre.
L’allestimento è quello, da sempre amato dall’artista, di sospendere dall’alto nel vuoto parte dei dipinti, per farli dialogare tra loro e con gli ambienti dell’ex opificio, rinati grazie a un’attenta ristrutturazione, che ha saputo salvaguardarne l’anima e la storia.
Il percorso espositivo parte dall’ampio spazio del piano terra che ospita i temi dell’archeologia industriale: edifici dismessi che sembrano sul punto di dissolversi, composizioni casuali di fantasmi di macchinari, rottami, detriti e buche di fonderia che diventano nature morte vivificate dall’energia della materia, del colore e del gesto pittorico,
Nel buio ambiente del piano intermedio ci si immerge fisicamente nella pittura, vagando in un labirinto di tele medie e grandi, tutte sospese a tiranti. E si passa dai bar agli interni domestici, testimoni dell’intimità della vita privata, tutti d’altri tempi e rivissuti col filtro della memoria,
Note altissime si raggiungono nella sala al piano superiore, che raccoglie le tele dedicate agli ambienti sacri: due grandi interni gotici, altari, cappelle e chiaroscuri barocchi, scaffali di biblioteche, archivi e carte, custodi della memoria.
Infine, nel seminterrato, accompagnati dal fragore del salto del torrente che azionava i meccanismi dell’antica filanda, la sorpresa di scoprire dei soggetti legati all’acqua, come tre umili rubinetti portati alla solennità di un trittico.
Nella stessa sala un video per approfondire il lavoro e la poetica dell’artista.